domenica 2 gennaio 2011

Civita di Bagnoregio, città abbandonata, ma piena di vita

Civita di Bagnoregio è una cittadina che si erge su una collina di tufo. Viene chiamata la città che muore perché, circa un secolo fa, venne abbandonata visto che stava piano piano sprofondando.

La città è ancora lì, abitata da pochissime persone (una decina, da quanto ci dicono) e mèta di turisti e curiosi.

Per arrivarci c'è un lungo ponte (costruito nel 1965) che per chi soffre di vertigini come me non è proprio come andare sulla giostra. Però, ci facciamo coraggio e piano piano arriviamo a destinazione incolumi, nonostante l'altezza ragguardevole.

Il percorso per arrivare alla città è in realtà una mezza sfacchinata e Roberta è quella che sembra soffrirne di più, viste le imprecazioni in siciliano che ognitanto emana. Arriva incolume anche lei, ma, conoscendola, forse si vorrebbe sdraiare sul primo mattone che trova a riposare.
Sotto ci sono i cacciatori che, da quello che ho capito, stanno facendo una battuta di caccia al cinghiale. La gente è ferma a metà percorso a guardare la caccia e io imprèco mentalmente, perché me li ritrovo in mezzo ai piedi durante il passaggio e mi tocca avvicinarmi al corrimano, lasciando la più sicura via centrale, per sorpassarli. Per di più, sotto stanno solo urlando e non compare alcun cinghiale.

La città è molto particolare. Vivono qui poche persone, ma ci hanno raccontato che molti hanno qui le seconde case. Qualcuno ci viene anche per i weekend o per le vacanze. Io non capisco il motivo, perché se da una parte, abitare anche per pochi giorni in una città disabitata sembra una bella esperienza, dall'altra c'è un afflusso di gente che mi sembra di camminare in via del corso all'ora di punta. Allora cosa cerca chi ha la seconda casa qui, magari anche mezza scarcagnata? Non l'ho capito. Però, l'atmosfera della città e delle palazzine è davvero medievale, come se il tempo su quei muri non fosse mai passato.
C'è un cagnolino che sta davanti la porta di una casa e intorno a lui ci sono almeno 4-5 persone con le macchinette fotografiche ad immortalarlo quasi fosse Megan Fox. Alzo le sopracciglia come fa il signor Spok su Star Trek, mi giro e proseguo scuotendo la testa e pensando "alla faccia della città fantasma".
Leggendo la guida, per quanto ho capito, un tempo qui c'era tutto un altopiano. Poi, l'erosione del tufo da parte dei fiumi, probabilmente in era post glaciale, ha creato queste specie di muraglioni che sembrano quasi degli artefatti creati dall'uomo. Si chiamano Calanchi e questo nome non mi entra proprio in testa, tanto che anche ora ho dovuto richiederlo a Roberta.

E' particolare, comunque, vedere questi spettacoli, forse anche di più della città in sé per sé. Lo spettacolo della natura è avvincente e quasi sempre senza paragoni. Un geologo, grazie alle striature di queste rocce riuscirebbe, probabilmente, a fare delle datazioni e molto altro. Io non ci capisco niente e quindi mi limito a guardarle da profano.
La prima chiesa che si incontra è in una piazza che sembra abbandonata davvero come era nel medioevo. Il fondo della piazza è in terra battuta e intorno i palazzi ormai abbandonati sembravano lasciati a loro stessi.
Qui Andrea ed il suo amichetto hanno fatto un casino di quelli che questa città ricorderà per sempre. Hanno corso, hanno fatto la lotta, si sono infilati in strade, buchi, scale. Hanno urlato, strillato, dato calci volanti, lanciato il maglio perforante e compattutto con l'alabarda spaziale. Se ci ripenso, ancora mi viene la nausea.

La gente che gira per la cittadina è davvero tanta. Turisti, ma forse anche qualche abitante in incognito mischiato a noi forestieri.
Andiamo a mangiare in un bar dove ci danno delle bruschette e delle zuppe tipiche da leccarsi i baffi e che finalmente rappresentano un pasto sano. Ci lecchiamo i baffi tutti e quattro.
Entriamo all'annesso negozio di prodotti tipici e qui Roberta attacca bottone con il negoziante. Ma ad un tratto mi sento dire "questo negozio è giusto soprattutto per lei". Io lo guardo incuriosito, alzo di nuovo il sopracciglio in stile Spok. Questo signore mi dice che era con noi all'area sosta di Bolsena ed iniziamo a parlare con la moglie che ci confessa che dalla notte dell'ultimo dell'anno siamo i suoi eroi. Gli abbiamo detto che potevano venire tranquillamente a festeggiare insieme a noi, ci avrebbe fatto piacere. Sono due persone simpatiche, ci riempiono di battute e ci facciamo quattro sane risate. In serata, li rincontreremo a Montefiascone, ma questa è un'altra storia.
Civita ci è piaciuta, anche se è molto inflazionata da ristoranti e negozietti, alla faccia della città abbandonata. Comunque, consigliamo a tutti di venire a vederla, anche se è una mezza sfacchinata, perché merita, nonostante l'aspetto un po' troppo commerciale.
Torniamo al parcheggio e ci salutiamo coi nostri amici che procedono al rientro a casa. Il loro bambino non gradisce molto questa soluzione ed è visibilmente contrariato. Andrea si consola facendo un altro po' di lotta greco romana in mezzo alla strada, poi ognuno sul proprio camper. Quando finalmente siamo pronti a partire, loro sono già andati. Per fortuna, ci rivedremo presto.















La mostra dei presepi realizzata dall'artista "matto"

Questo signore si chiama Pietro Bellini. E' un uomo molto simpatico, che ama definirsi "matto". Per me è un artista davvero molto bravo.

A Bolsena c'è la mostra dei presepi artistici che lui ha realizzato. Sono davvero tutti molto belli. E mentre eravamo lì abbiamo chiacchierato un po' con lui che ci ha spiegato il significato dei suoi presepi. Vederli con chi li ha realizzati ti fa capire molto di più del senso di quell'opera. Come se potessi parlare con Picasso, guardando una sua opera. Forse, nel suo caso non ci capirei nulla lo stesso, però con il signor Pietro ho apprezzato le sue opere davvero tanto. Un uomo davvero simpatico e molto creativo.



Ogni presepe ha un tema portante e non tutti rappresentano la natività. Alcuni raccontano la fuga dall'Egitto di Maria, Giuseppe e Gesù bambino, per scappare da Erode che uccideva tutti i figli primogeniti maschi.

Ecco allora che si vede Maria su un asinello con il bambino e Giuseppe che li guida.

Un altro presepe raccontava di una sosta per riposarsi della famiglia, durante la fuga. Poi i presepi classici, che rappresentano la natività. E poi quello più grande, davvero molto più complesso che raccontava la vita dell'epoca, durante la nascita di Gesù: una realizzazione molto più classica.


Alcuni presepi mi hanno colpito particolarmente, perché rappresentavano la vita del paese, ignara della nascita "di un grande re", come il signor Pietro amava definire la natività.

Ecco allora la rappresentazione della gente al piano di sotto svolgere le solite mansioni, la solita vita, mentre al piano di sopra nasceva Gesù.

La realizzazione dei presepi è davvero bella e non so quanto tempo può aver richiesto la realizzazione di ognuno. La cura dei dettagli, il messaggio, i colori e i materiali sono segno evidente che nulla è stato lasciato al caso. Complimenti alla fantasia dell'artista.

Il signor Bellini ci ha informati che esposta all'ufficio del turismo c'era anche un'altra sua opera: la realizzazione di Bolsena in miniatura. Osservando la città di legno, sono rimasto colpito dai personaggi tutti in abiti medievali. Era come rivedere la città di qualche secolo fa.

Realizzata bene e fedelmente, la città è tutta illuminata e ben rifinita. Dopo aver visto i presepi, il signor Pietro, che ci ha accompagnati personalmente a vedere Bolsena in miniatura, riesce a sorprenderci ancora. Ci rivela anche le idee per il prossimo anno, ma queste non le svelerò qui e non vedo l'ora di vederle realizzate. Queste due mostre sono ad ingresso gratuito ed è valsa davvero la pena andare a vederle. Splendida conclusione di una bella visita ad una splendida città.

sabato 1 gennaio 2011

Capodanno in camper a Bolsena

Il capodanno all'area sosta di Bolsena, con la giusta compagnia, la carne alla brace e gli scoppi d'artificio è davvero una bella emozione. Quando ci siamo svegliati abbiamo trovato questo scenario meraviglioso.

Siamo stati fortunato con il tempo ed il capodanno in semplicità è davvero unico. Io odio andare per locali già normalmente, figuriamoci a capodanno. Eccoci allora in camper, arrivati alle 19.00, sistemato il camper e iniziato subito ad accendere la carbonella. Qui abbiamo incontrato i nostri amici, anche loro si chiamano Paolo e Roberta e facciamo vite quasi parallele. Abbiamo la stessa mentalità perciò ci troviamo molto bene e passiamo un ultimo dell'anno davvero memorabile.


Nel pomeriggio facciamo un giro per Bolsena e la troviamo incantevole. Ci rendiamo conto di essere venuti tante volte e di aver visitato sempre e solo il lungolago. Grande perdita fino ad ora. Rimettiamo a paro andando in lungo e in largo per la città insieme ai nostri amici. Le strade sono tutte illuminate, il castello è davvero fantastico.

C'è anche la mostra dei presepi e facciamo amicizia con l'artista che li ha creati. Gli dedicherò tutto un post, però, perché è davvero un grande.

Le vie illuminate rendono questa città medievale davvero unica e molto particolare.


Il borgo ricorda un po' alcune città medievali della vicina Umbria. Compriamo l'immancabile calamita per il frigo e visitiamo il castello, arrivando fino in cima alla torre.

Per me sono occasioni uniche, quando saliamo sulle torri dei castelli. E' una sfida con me stesso perché soffro tremendamente di vertifigini. Quando mi sono ritrovato sopra a quel muro che collega una torre all'altra, che è una passeggiata molto stretta e sotto tutta la città di Bolsena, per un attimo mi hanno tremato le gambe. Poi, però, respiro profondo e via.

Io non perdo mai l'occasione di salire sulle torri, perché non permetto alle mie paure di battermi ed anche questa volta ho fatto una gran bella esperienza. Il lago di Bolsena visto dalla torre, e tutti i tetti della città sono un panorama davvero bello.

Durante la passeggiata i bambini hanno giocato, fatto a botte, corso, smontato mezza città. Ci hanno un po' stressato, ma si sono divertiti a tal punto che, appena rientrati in camper Andrea si è addormentato come un sasso e l'abbiamo dovuto svegliare per cena.


Dicevo di Bolsena tutta illuminata. Fa un certo effetto vedere tutte le strade illuminate, con sullo sfondo il bel castello.

Sulla piazza c'è l'ufficio per il turismo con l'esposizione della riproduzione della città, realizzata anche questa dall'artista dei presepi.

E' ora di tornare in camper e spostarci, perciò rientriamo.